Elfi, fate, folletti e magia. La Selva del Lamone è anche questo. Un bosco incantato dove l’uomo è ospite e i suoi passi sono lenti ed attenti, con pietre laviche gigantesche ricoperte di muschio, felci e licheni.
Domenica 3 aprile la Selva ci aspetta in una splendida giornata di primavera. Il primo appuntamento dopo Civitavecchia è alla piazza di Farnese, dove ci attende Antonio Baragliu, una figura leggendaria per queste zone.
Tanti anni fa – papà lo conosce da molto tempo – venne in questa zona, nativo della Sardegna e se ne innamorò perdutamente. Approfondì i suoi studi per curarla al meglio e dopo aver convinto altri con la sua passione, riuscì a preservarla rendendola una Riserva Naturale. Ci guida fino all’entrata del parco dove troviamo ad attenderci anche due guardie forestali che ci scorteranno per il primo tratto. Il resto del percorso è affidato al Capo e per noi è un vero onore, avere proprio lui come guida. Ci addentriamo nel bosco e comincia a raccontarci la storia di questo territorio che ha delle caratteristiche uniche: quest’area si è formata durante il Pleistocene, 800.000 anni fa circa, con l’intensa attività vulcanica del Distretto Volsino che ha lasciato questi enormi cumuli di massi vulcanici. Ad ogni angolo ci mostra piante, fiori e caratteristiche delle rocce: i nostri passi sono lenti e silenziosi, ci sono tante pietre rotonde da evitare e non possiamo assolutamente distrarci!
Il bosco ombrato ci aiuta a sentire meno il caldo che oggi ha fatto il suo ingresso ufficiale. Finalmente arriviamo alla Rosa Crepante, luogo sacro di questa riserva: è un anfiteatro naturale di gigantesche pietre laviche nere formatosi dal cedimento di antiche strutture geologiche. Dopo le foto di rito, riprendiamo il cammino diretti a Rofalco l’unico insediamento etrusco presente nel parco. È un luogo perfetto per fermarci a mangiare. Oggi non accendiamo il fuoco, visto l’ambiente che ci ospita ma accendiamo una candelina: è il compleanno di Marinella ed a sorpresa scappa fuori una spettacolare torta di ricotta e lo spumante. Non capita spesso un compleanno durante l’escursione e siamo ben felici di festeggiare uno dei nostri in modo così originale.
Alla fine del pranzo la nostra guida ci parla dell’antica Rofalco: era un abitato fortificato risalente alla seconda metà del IV sec. a.C., caratterizzato da un imponente muraglione di cinta in opera a secco ( senza malta tipicamente etrusco). Ci mostra anche dei resti di tegole e coppi, che venivano usati, in caso di attacco nemico, come oggetti di difesa o offesa…
Riprendiamo il passo e dopo un centinaio di metri nel bosco, troviamo delle pietre gigantesche messe in strane posizioni circolari, quasi a piramide.
Questa zona è stata frequentata in epoca preistorica dai Rinaldoniani, un popolo di altezza oltre la media ( fu rinvenuto uno scheletro di oltre 2 metri ), vissuto tra il III ed il II millennio a.C. tra la bassa Toscana e l’alto Lazio, che prese il nome dalla località di Rinaldone, nei pressi di Montefiascone (VT) dove all’inizio del 1900 ne furono rinvenute le prime testimonianze.
In ogni tomba, furono rinvenuti degli elementi comuni come le asce di rame, i pugnali, i vasi a forma di fiasco e il corpo deposto in posizione fetale quasi sempre sul lato sinistro.
Forse in questo punto poteva trovarsi un’area sacra, e anche se Antonio dissente dalla nostra interpretazione rintracciamo io e papà dei grandi massi con strane scanalature che non potevano appartenere al periodo etrusco. Inoltre non ci sono sorgenti d’acqua e per gli Etruschi era uno degli elementi indispensabili per fermarsi in un luogo.
Il caldo oggi non ci ha dato tregua e un fiume da guadare ci è mancato molto: una bella “schizzata” comunitaria avrebbe dato i suoi frutti.
Dopo un inverno di fango e pioggia è la prima volta che torniamo alle macchine così asciutti e puliti; siamo tutti provati dal caldo ma la magia di questo luogo ci ha lasciato un piacevole benessere.
Non posso fare a meno di guardare questo posto prima di allontanarmi ed immaginare i giganti Rinaldoniani qualche millennio fa.. erano di natura nomade ma qui avevano messo radici. Ecco, le radici.. Forse questi alberi giganteschi non sono altro che i Rinaldoniani a guardia del loro bosco più sacro.. ?
Il caldo fa sempre brutti scherzi…
Claudia Tisselli
ecco le foto
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SELVA LAMONE 03.04.2011 |
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SELVA DEL LAMONE R.Rossi 3.4.2011 |