Ci sono delle escursioni che nascono semplici e diventano avventure. E delle avventure nate complicate che il Destino rende semplici.La Via Amerina è stata così.
Papà ( Mauro Tisselli ) sta lavorando a questo tracciato da due anni, ho raccolto per lui in questi mesi del materiale, ma oltre a leggere qualche notizia sui Falisci non sapevo altro.
L’escursione è pronta da un po’ di tempo, c’è solo da incastrare orari, personaggi e luoghi di appuntamento tutti rigorosamente sulla carta e il gioco è fatto!
Papà ha previsto ogni passaggio, ogni incontro, ogni appuntamento senza andare sul luogo, prevalentemente via mail e via telefono, insomma è un’escursione virtuale.
Non mi pongo il problema fino a sabato. Papà sta male di nuovo, in questo periodo non è in forma ed Alberto ha un altro impegno. Non ho scelta devo pensarci io!
Mi tranquillizza spiegandomi ogni passaggio della giornata, anche se mi sembra tutta una follia. Scopro infatti di avere anche il telefono dei Carabinieri locali.. sempre per tranquillità.
È domenica mattina, arrivo all’appuntamento in anticipo per i miei orari, stavolta non posso fare tardi per nessun motivo. Riesco a sistemare tutti sul pullman e quasi mi dimentico che oggi ho anche uno dei figli con me: controllo in fondo è salito, possiamo partire.
Mi presento a Cinzia, l’esperta archeologa che ci seguirà durante la giornata: ho sentito parlare molto bene di lei ed ha avuto spesso a che fare con i nostri soci. Scopro con piacere che ha scavato in quella zona come archeologa e naturalmente conosce il percorso.
Oggi scopriremo un popolo nuovo i Falisci “ vicini di casa” degli Etruschi. Sono vissuti nella stessa epoca, nel territorio compreso fra la media valle del Tevere ed i Monti Cimini erano – però – di un ceppo linguistico diverso. La Via Amerina, che oggi visiteremo, seguiva il percorso di un’antica pista etrusca ed univa l’Etruria all’Umbria. Tutta la tratta era lunga 52 chilometri fino a raggiungere Amelia ( anticamente detta Ameria).
Accrebbe la sua importanza nel Basso Medioevo poiché divenne l’unico collegamento dei Bizantini romani con l’Esarcato di Ravenna, praticamente l’attuale E45!
Il primo appuntamento della giornata è con il Prof. Cimarra a Nepi, uno studioso locale amico di papà, che dovremmo incontrare in un non ben specificato “ largo nei pressi dell’acquedotto”. Sembra facile, tranne il fatto che nessuno conosce bene il luogo, autista compreso, ( l’unico di questi tempi a non avere un navigatore) e il Prof. Cimarra non mi ha mai vista.
Poco prima di Nepi passiamo da Sutri ( entrambi dai natali etruschi ) e rallentando con il pullman abbiamo modo di ammirare l’imponente anfiteatro scavato nella roccia.
Sutri e Nepi si trovavano nella zona di confine tra il territorio etrusco e quello falisco , assumendo le caratteristiche di entrambe le civiltà.
Arrivati nel piccolo centro di Nepi accostiamo per chiedere informazioni, e alzando lo sguardo vedo in lontananza un signore con valigetta che si dimena verso di noi. Il primo problema è risolto ci ha trovato prima lui!
Papà mi ha lasciato dei testi ed un libro da consegnargli, ne ricevo altrettanti in cambio e così possiamo ripartire dopo la tanto attesa pausa caffè.
La prossima tappa è l’inizio dell’Amerina, il Prof. Cimarra decide di scortarci fino al luogo di partenza per non perdere tempo. Tutto si incastra!
Inizialmente è solo una strada di terra battuta recintata ma niente di caratteristico. Poi cominciano ad apparire sotto la vegetazione le prime tombe e la tagliata, fino a raggiungere il primo ponte.
Cinzia ci racconta che la strada è stata fatta in epoca romana – precisamente intorno al 241 a.C. – “raddrizzando” l’antico percorso. Incontreremo tre strutture di ponti, uno dei quali crollato quasi completamente, sostituito da un moderno ponte di legno: per alcuni è un vero dispiacere non poter guadare il fiume.
Sull’altro lato del ponte ci aspettano invece delle tombe spettacolari: sono due strutture gemelle con porticato esterno di accesso, risalenti probabilmente al III sec. a.C. Si racconta che all’apertura furono rinvenuti all’interno due scudi rotondi.
Poco distante notiamo le vecchie fortificazioni del ponte e sopra un tratto della Via Amerina perfettamente conservato: è la cornice ideale per la pausa del pranzo.
Trovo un angolo tranquillo per mangiare e godermi questo tratto di strada antica così animato e colorato: è il momento di chiamare il capo ed aggiornarlo.
Mi dispiace molto per lui: era una di quelle strade che non vedeva l’ora di visitare. Troveremo magari in autunno l’occasione per tornare.
Ammiro estasiata il panorama che ho davanti pensando però, che nulla toglie al fatto che stiamo pranzando nel bel mezzo di una necropoli, certo è inquietante ma siamo così rispettosi di questi luoghi da non farci più caso.
Dopo il giro dei dolci, particolarmente gradite le “ frittelle di S. Giuseppe , si riparte con una breve salita che è una delle nostre certezze. Mi chiedo come abbia fatto – mio padre – virtualmente a trovare anche questa…
Ci aspettano però delle tombe magnifiche ed insolite: sono scavate su ogni lato, anche nel pavimento ed hanno sia le cavità per contenere le urne delle ceneri sia i letti per adagiare i corpi.
Non c’era mai capitato di trovare niente di simile in altre necropoli: probabilmente il riutilizzo in epoche differenti e l’influenza etrusca e romana hanno condizionato anche le sepolture.
In fondo alla salita troviamo infine un colombario romano probabilmente del I sec. d.C. : era un tipo di camera sepolcrale composta da nicchie in cui venivano conservate le urne con le ceneri dei defunti.
L’antico tracciato pian piano scompare e il percorso prosegue in mezzo alle case. Ora dobbiamo raggiungere l’antico abitato di FALERII NOVI – dove, di fronte alla Porta di Giove, dovrebbe trovarsi il nostro autista come da programma.
Poco prima di giungere alle mura di Falerii, troviamo un bar perfetto per un caffè e per ricaricarci. Il nostro pullman è parcheggiato proprio di fronte alla maestosa cinta muraria dell’antico abitato di Falerii.
È quasi intatta ed è composta da giganteschi blocchi quadrati di tufo rosso, costruita secondo la tecnica etrusca, senza malta e con la chiave di volta nella porta principale, quest’ultima con l’immagine del Dio Giove. Le mura si estendevano per circa 2 chilometri con un’altezza di 17 metri ed erano interrotte da circa 50 torri quadrate. Questo abitato con relative mura fu costruito dopo il 241 a.C. in seguito alla distruzione totale da parte dei Romani di Falerii Veteres (l’attuale Civita Castellana) che si trovava a circa 5 chilometri di distanza.
Risaliamo sul pullman per proseguire il giro: dobbiamo raggiungere Castel S. Elia per visitare il Santuario di S. Maria ad Rupes, una chiesa costruita su una parete rocciosa.
Un viale alberato davanti al Convento ci porta all’entrata del Santuario con due possibilità di discesa: una via panoramica sulla vallata con un tracciato cementato oppure 144 gradini.. la maggior parte naturalmente sceglie la via panoramica.
La sua storia risale agli inizi del Cristianesimo, nel 520 d.C. i monaci Benedettini costruirono sulle rovine del Tempio di Diana il Cenobio e la Basilica di S. Elia. Occorrerà aspettare il 1777 quando Fra Giuseppe Rodio dedicò tutte le sue forze e tutta la sua esistenza alla ristrutturazione della cappella intorno alla grotta e alla costruzione della galleria nel tufo – a colpi di piccone – con 144 gradini.
Arriviamo alla chiesetta e troviamo la messa domenicale appena conclusa: abbiamo il tempo di visitarla per fare qualche foto e meditare in silenzio prima di ripartire.
Al rientro ci aspettano i 144 gradini per risalire, ma non ci facciamo intimidire e lentamente ci arrampichiamo per le scale e torniamo al pullman.
Abbiamo fatto tutto e sopratutto ogni cosa si è incastrata a dovere.
Mi sostituisco a papà anche nel finale e comunico a tutti gli amici sull’autobus le prossime iniziative organizzate fino a maggio, quando lasceremo il verde per l’azzurro del mare.
Sono stanca ma contenta, le voci allegre intorno mi confermano che è andato tutto bene e che ora posso rilassarmi.
E come diceva André Gide a proposito “ Solo nell’avventura alcuni arrivano a conoscersi”.
E questo vale anche per me.
Claudia Tisselli
ecco le foto di Roberto, Claudio, Pina e Claudia
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AMERINA R.Rossi 20.03.2011 |
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AMERINA P.Sirchia 20.03.2011 |
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AMERINA 20.03.2011 |
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AMERINA Foto Saladini 20.03.2011 |
precisa , puntuale (un po’ meno) ,esauriente (quasi)
comunque esustiva (?) .
ti basta ,
guarda che posso continuare………..
a tuo rischio e pericolo
brods (bobreds)
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grazie Brods ..è vero la mia penna ha visto tempi migliori
saluti a domenica
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