Stava lì ai bordi dell’asfalto, contorto e rinsecchito, senza che alcuno si accorgesse che i suoi virgulti, rivolti al cielo ed al sole crescevano più alti e forti che mai.
Strappato dalla terra di collina, da chi non gradiva quell’olivo nel suo ritiro di campagna, per lungo tempo giacque divelto al suolo con le radici rivolte all’aria, poi, raccolto da mano pietosa fu trasportato sul mare e trapiantato tra l’erba ed i sassi di una strada di periferia (via Ciro Corradetti).
Negli anni, anche se curato dalla gente della via che lo liberava dalle erbacce e ne innaffiava le radici, sembrò che l’olivo si fosse arreso alla vita. E tutti si dimenticarono di quel legno scheletrito.
Ma come spinto da una segreta speranza, passando da lì seguitavo a liberare la pianta dai rovi invadenti; mi fermavo a lei accanto e la imploravo di sopravvivere ai suoi malanni.
Di recente, con grande emozione, mi accorsi che dalla base della pianta erano spuntati dei piccoli, teneri polloni; di qualche centimetro di altezza appena, ma rassicuranti per la sua rinascita. A primavera le cacciate erano sempre più alte e forti; a quel punto era evidente che per incoraggiarne la crescita era necessario recidere il vecchio tronco alla base.
Un primo tentativo operato dalla gente della via andò a vuoto. Quel mattino nonostante decise manovre la motosega non intese mettersi in moto.
Pensai così di rivolgermi a Sandro: l’uomo della api, che sulle balze sassose della sua terra (sul fosso Scarpatosta), oltre ad ottenere del vino gustoso e dell’ottimo olio, alleva api, produce miele ed essicca erbe dalle essenze preziose. Sandro lavorando alacremente per ore, liberò i polloni dell’olivo dal tronco ormai ingombrante e dalle folte malve che quasi li soffocavano.
Già il giorno seguente, quando “l’uomo delle api” ritornò per recuperare il fusto della vecchia pianta, (destinata ad uno scultore in legno), i suoi polloni alti e svettanti sembravano salutarci e ringraziarci.
C’è da augurarsi che da lì a qualche anno, se riuscirà a salvarsi dall’inciviltà dell’uomo e dai frequenti incendi che colpiscono questa parte della campagna, i virgulti dell’albero, caro alla dea Athena, cresciuti su una incolta scarpata di una via della periferia, si trasformino in un olivo maestoso a dominio di una vallata (Zampa d’Agnello) che meriterebbe molte, molte più attenzioni.
A tutela della sua sopravvivenza, ora sta a voi che le camminate accanto ogni giorno: a piedi, di corsa o con i vostri cani al seguito, proteggerlo dalle offese e di tanto in tanto lanciarle un’occhiata rassicurante.
Lunga vita all’olivo di Athena.
P.S. L’augurio è, che il salvataggio di un vecchio olivo, dato per spacciato, possa divenire un simulacro; un omaggio alla natura, attraverso il quale la nostra gente, distratta e rilassata comprenda che, adottare una pianta, coltivare un fiore sul un balcone, raccattare in terra una lattina o un bottiglia di plastica vuote, non garantirà loro un posto in paradiso, ma forse, ci regalerà una città più ordinata e più vivibile.
Mauro Tisselli Gennaio 2013
Ottimo, è possibile inserire una mappa o le indicazini stradali?
Grazie
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Siamo a Civitavecchia di fronte all’Istituto Marconi.. Grazie Lia
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