

Domenica 25 novembre, finalmente è uscito il sole, dopo qualche domenica di pioggia che non ci ha permesso di fare un’escursione come da programma: andiamo a rivedere l’Antico Acquedotto Traianeo Innocenziano, che da Allumiere arrivava fino in città. La prima volta che l’ho visto è stato circa 4 anni fa ed è stato “ amore a prima vista “; da quel giorno mi ostino a cercare informazioni di ogni genere per risvegliarlo dal torpore dei secoli.
Ha veramente tanti anni e andrebbe valorizzato, ma non è facile: si trova a cavallo tra due Comuni ed è quasi completamente avvolto dalla vegetazione, che forse lo ha preservato da altri problemi.
La storia ci racconta che Trajano, oltre alla costruzione del porto, si preoccupò di portare l’acqua alla sua Centumcellae nel lontano 107 d.C. costruendo uno spettacolare acquedotto che intercettava la migliore dalla zona di Allumiere e la faceva sgorgare dopo 35 tortuosi km nell’attuale Piazza V. Emanuele, dove fu ritrovata una delle grandi cisterne. Il tracciato quasi tutto interrato, è attraversato da alcuni ponti spettacolari, che permettono ancora di individuarne il percorso.
Per secoli poi fu abbandonato a se stesso, lasciando Centumcellae ormai diventata Civita Vecchia con l’annoso problema dell’acqua potabile, fino alla fine del 1600, quando Papa Innocenzo XII decise di ristrutturare l’antico acquedotto per dissetare la città. Il 22 novembre 1702 zampillò così l’acqua dalla grande fontana del porto, non ancora scolpita dal Vanvitelli, lasciando però ai moderni archeologi il dubbio che Trajano possa aver soltanto restaurato un acquedotto preesistente.

Torniamo al XXI secolo. Partiamo per Allumiere con una quarantina di soci più la nostra mascotte Jacopo, ormai diventato il nipote di tutti; dopo la pausa caffè di rito, raggiungiamo il punto di sosta per le macchine e partiamo. Siamo nella zona di Monte Rovello e Cencelle è dall’altra parte della collina. La natura è bizzarra in questo periodo, hanno rifiorito le margherite e la rosa canina, affiancate però dai ciclamini, dai rossi frutti del corbezzolo e dagli autunnali funghi coloratissimi, forse i più fotografati.

Oggi, appunto, non potevo dimenticare la macchina fotografica, ho una scorta di pile per giorni per non perdere nessuno scatto: non posso sbagliare, il problema di questo territorio è che si può tornare la stagione successiva e non trovare più il passaggio ormai avvolto dalla vegetazione. Devo fare quindi più foto possibili, così mi infilo in tutti i buchi del terreno, mi incastro tra i rovi e mi butto giù per i dirupi per non dimenticare niente. Sono un po’ ammaccata ma ne è valsa la pena. Ho trovato qualcosa di nuovo dall’ultima volta e per me è comunque un successo!

E’ una giornata perfetta per camminare e chiacchierare amabilmente, la vegetazione è molto rigogliosa e gli alberi hanno mille sfumature – tipicamente autunnali ; rimango in coda volentieri, faccio “ la scopa “ come diciamo noi in gergo, cioè raccolgo gli ultimi, ma francamente è anche un’ottima scusa per godermi la giornata e l’acquedotto.
Sono le 13,30 quando ci fermiamo per la sosta del pranzo, ci sistemiamo su una terrazza naturale che domina tutta la vallata fino a Tarquinia, praticamente un quadro. Decido di mangiare in solitaria, non per fare l’asociale, ma per godermi la pace del paesaggio: mi piace gustarmi gli altri a distanza che chiacchierano, che raccontano , che si dividono il panino, Giovanni che distribuisce il Brunello, Jacopo che si prepara la salsiccia o chi come me ha deciso di fare il lupo solitario. Naturalmente al momento dei dolci la solitudine sparisce e mi gusto un sacco di cose buone accompagnate dal caffè di Roberto e da un pizzico di grappa sarda del nostro Maresciallo Luigi!
Alle 15,00 riprendiamo a camminare e sento qualcuno parlare di elfi e folletti lungo il sentiero: in effetti questo bosco si presta, considerando anche che ha visto secoli di passi. Forse il bello del nostro territorio è proprio questo, siamo circondati in ogni angolo da segni del passato, dalla Preistoria al Medioevo, passando per gli Etruschi ed i Romani. E tante volte lo diamo per scontato. Il fatto che gli Etruschi – la prima civiltà italica – abbia messo radici nella nostra zona è un segnale significativo e dovremmo esserne fieri solo per questo. Non dimentichiamolo mai .. la nostra non è terra di Serie B!
Ormai il mio obiettivo è quello di valorizzare questo acquedotto, non ho idea di come avverrà ma cercherò di dargli ancora un’altra vita, fosse solo tra le righe di un articolo.
Siamo all’ultimo tratto di strada ed è spettacolare per la luce rossastra che il tramonto ci regala. Rimango indietro con Mara, Annalisa e Marinella che rallentano come me, forse non sono l’unica a non voler tornare a casa, qui è come essere fuori dal tempo, lo stato di grazia spesso finisce non appena infiliamo la chiave nella porta ed allora ce la prendiamo comoda. Prima di montare in macchina verifico che la cosa più preziosa sia ancora con me, la mia macchina fotografica. Questo stupendo acquedotto potrebbe scomparire da una stagione all’altra ed ogni scatto diventa preziosissimo.
Mi rendo conto solo adesso che non tutti i gioielli sono avvolti da nastri di seta…anzi.
Claudia Tisselli
Ecco gli scatti della giornata
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ACQUEDOTTO Allumiere 25.11.12 |
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ACQUEDOTTO Allumiere R.Gori 25.11.12 |