I MIEI PASSI MIGLIORI – Via Francigena gennaio 2012

Ci sono dei periodi nella vita in cui vorresti sbattere la porta e sparire. Ecco per me è stato così ed avevo bisogno di qualcosa che mi desse la scossa e nello stesso tempo mi facesse stare un po’ da sola.

E dato che niente è per caso .. trovo su internet un trekking di tre giorni durante le feste di Natale. E’ proprio quello che fa per me..

Per la prima non ho pensato, ho chiamato per le informazioni e il giorno seguente mi sono prenotata.

Un salto nel buio più totale ed è stato, in effetti, l’unico modo per non essere seguita: 50 km in tre giorni con uno zaino sulle spalle.

Non è stato facile guardare negli occhi chi mi era accanto, per nascondere la preoccupazione, ma dovevo farlo.

Il viaggio in macchina del primo giorno in solitaria, fino all’appuntamento è stato un vortice di pensieri: ma dove vai? Hai sentito quanto pesa lo zaino? Ma chi te lo fa fare? … e sta anche piovendo.

Tutti questi pensieri li ho tenuti in caldo fino all’incontro con gli altri, poi d’incanto sono svaniti.

Totale nove persone: una guida, due coppie e quattro lupi solitari come me, più una splendida cagnolina chiamata Keiko. Uno di quei esemplari speciali che ti fanno venir voglia di avere un cane.

Mondi diversi, città diverse ma un’insana passione per il camminare che ci unisce. Può bastare.

Km 0 è l’anfiteatro di Sutri: un pezzo unico al mondo, scavato interamente nel tufo tra il II sec. a.C. ed il I sec. d.C.

Si parte da qui, oggi ci aspettano 20 km. Sta cominciando a piovere e ci nascondiamo sotto le mantelle colorate, studiandoci l’uno con l’altro. Obiettivo della mattina è raggiungere Capranica: la strada ti insegna a ridurre la programmazione e le aspettative.

In effetti non ne ho, il bello è che sono partita senza aspettarmi niente ed è stato un bene.

Comincia la campagna, i boschi, i prati, le piante e naturalmente il fango che comporta inevitabilmente l’aiuto degli altri e quindi un minimo di socializzazione.

Entriamo così in uno splendido bosco, attraversando piccoli ponti e sull’altro lato del fiume individuo qualcosa che somiglia ad una croce: mi dicono che sono i segni dei chilometri, ma non mollo anche se lo zaino si fa sentire tremendamente.

Intanto all’ora di pranzo arriviamo a Capranica, ci presentiamo come pellegrini in una pizzeria per mangiare al caldo e ci fanno sedere tranquillamente: è proprio quello che ci vuole per chiacchierare un po’ e conoscerci meglio. In fondo per tre giorni saremo ognuno parte dell’altro.

La strada del pomeriggio è molto bella, noccioleti, querce giganti, antichi basolati della via Cassia e innumerevoli cartelli della via Francigena che ci fanno sentire sulla buona strada.

La Francigena è la via che da Canterbury portava a Roma , un itinerario storico percorso in passato da migliaia di pellegrini, ora meta di tanti camminatori del mondo e di ogni credo.

Sbuchiamo al tramonto a Cura di Vetralla uscendo dal bosco e ci dividiamo per il pernottamento: metà del gruppo è ospite in un Bed & Breakfast per la presenza del cane; io, invece, con gli altri dormirò in un convento nei pressi del cimitero, naturalmente!!

L’accoglienza è un po’ gelida, ma la stanza riscaldata ed una doccia bollente mi rimettono in sesto. Ripenso ai duri passi della giornata: la pioggia continua e l’aria nebbiosa forse non erano casuali. Quello che c’era fuori l’avevo anche dentro.

Domani ci sarà il sole – ne sono sicura – in tutti i sensi..

Cambiati e puliti con un bicchiere di rosso davanti, in un bell’agriturismo, siamo pronti per affrontare il brindisi del pellegrino e la nottata.

Lungo tutta la strada mi sono chiesta spesso cosa è diventato superfluo nella mia vita e a cosa non posso proprio rinunciare? Credo di avere già un’idea..

Il secondo giorno è più riposante, nello zaino ci sarà solo il necessario per il pranzo, i km sono solo 12 e come avevo previsto c’è anche il sole: direzione Blera e passi decisamente etruschi.

Raggiungiamo il paese con il pullman di linea, dove ci attendono Cristina e Carlo, una piacevole coppia di Roma che camminerà con noi solo oggi.

Dopo aver attraversato il Borgo, prendiamo per l’antica via etrusca, disseminata di cocci d’epoca diversa e Pietro ( la guida ) comincia a raccontare la storia di varie piante della zona: la quercia, la roverella, il leccio, la berretta del prete e il pungitopo.

La necropoli rupestre di Pian del Vescovo, con il sole ci accoglie con tutta la sua bellezza e si presta ad una visita guida di Pietro. Io rimango in disparte, è un luogo che conosco e nell’attesa mi godo la pace del paesaggio.

Dopo una piccola sosta, riprendiamo a camminare lungo l’antico tracciato della Via Clodia, una strada romana costruita su un antico tracciato etrusco, visitando molte tombe, fino a raggiungere le mura di Blera all’entrata della Cava Buia.

Sarà il luogo ideale per la sosta del pranzo, le nuvole hanno coperto il sole e l’aria sembra essere più frizzante, adatta per qualcuno per assaggiare la grappa dei nostri amici sabaudi: una vera bomba!

Prima di percorrere la Cava Buia, visitiamo il Colombario etrusco poco distante: un’opera spettacolare dai risvolti hard. Gli Etruschi avevano un rapporto speciale con la terra – cioè con la Madre Terra – e spesso inserivano nei disegni e nelle opere, simboli fallici o riconducibili agli organi femminili e maschili. Il colombario in questione, che ospita decine di cellette per le urne cinerarie, ha la forma di un fallo: tutto questo, nonostante l’età anagrafica, suscita risatine da banchi di scuola.

La Cava Buia è una tagliata d’epoca etrusca da levare il fiato: pensare che sia stata scava dalla mano dell’uomo circa tremila anni fa, è stupefacente, purtroppo però sbuca in una discarica cittadina che ci riporta violentemente alla realtà.

Nel pomeriggio, con un gruppo ristretto, andiamo a visitare l’altra necropoli di Blera, quella del Terrone e troviamo l’occasione per fermarci a chiacchierare davanti alla Grotte Pinta, una delle poche tracce di colore nelle necropoli rupestri della zona.

La luce rossastra del tramonto e due splendide poesie che ci legge Pietro mi sono fatali: sento scendere delle lacrime e gli altri – gentilmente e ignari del motivo – fanno finta di niente.

Pietro, senza volerlo, ha toccato un tasto dolente e nonostante tutto la cosa mi fa piacere. È il momento di rientrare, ci aspetta una bella doccia calda rigeneratrice!

È la mattina del terzo giorno, siamo ormai molto affiatati, la camminata oggi sarà la più lunga, 22 km, ma sarà anche la giornata finale. Rientreremo tutti con qualcosa di speciale da raccontare e magari con la voglia di cominciare qualcosa di nuovo.

Siamo partiti da poco e non vediamo l’ora di lasciare il centro abitato, è strano più siamo isolati e fuori dal mondo e più ci piace!

I campi si alternano ai boschi fino a raggiungere un sentiero che costeggia la superstrada per Orte, il paesaggio è orribile, una discarica non autorizzata continua e, inspiegabilmente, sentiamo tutti più fatica: come se un ambiente piacevole possa condizionare il fisico, ma è così.

È ora di pranzo, siamo abbastanza provati, i km si fanno sentire e ci fermiamo lungo il percorso per la pausa del pranzo: oggi la Provvidenza, leggasi Pietro, ha portato la pizza avanzata di ieri sera e con l’aggiunta di qualche pezzo di cioccolato il pranzo è servito.

Viterbo è alle porte e ci aspetta un pezzo di strada stupenda che Pietro ha lasciato come finale: è la Strada del Signorino, una tagliata etrusca di circa 2 km che ci porta nel centro della città. Sarà il fatto che siamo arrivati e che il posto è stupendo ma siamo tutti più arzilli, nonostante la ventina di km sulle spalle .. e nei piedi.

Pietro ha ancora una sorpresa per noi: ci fermiamo in un bar del centro per riprenderci e troviamo ad aspettarci Lorenzo, un giovane archeologo che ci fa fare un bel trekking urbano alla scoperta degli angoli più suggestivi del centro storico, naturalmente dopo aver parcheggiato gli zaini…

Poi arriva il momento dei saluti.

Siamo tutti d’accordo che è un arrivederci e a mio avviso il più provato è proprio Pietro, la nostra guida, che ha finito le parole sul più bello.

Io invece non ho dubbi e come ho detto a Pietro sono stati i miei più bei passi di sempre!

       

                                                                                                                                                                                                                 Claudia Tisselli

Ecco tutte le immagini

VIA FRANCIGENA 2-4 Gennaio 2012 – 54km

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  1. redsbob ha detto:

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