La Necropoli del Ferrone e la Donna Etrusca – 6.3.2011

Ore 6,30 spengo distrattamente la sveglia pensando sia lunedì, poi qualcosa affiora nella mia mente, visti i postumi della festa di carnevale di ieri sera e mi rendo conto che è domenica. Non è una domenica qualunque: oggi c’è il Ferrone.

Torno finalmente a visitare questa necropoli etrusca dopo quasi quindici anni.

Quando ho iniziato a girare con papà lo facevo “ distrattamente”: confesso che per anni non ho ascoltato una parola!

Chiarisco, sentivo tutto ma non ascoltavo, non avevo nessun interesse per quello che ci diceva.

I 30 anni sono così per una donna specialmente: i figli piccoli, tanto da dimostrare sul lavoro e corse affannate tutti i giorni. Poi arrivano i 40, splendida età: si raccolgono i frutti – sempre se si ha seminato – si dà peso a meno cose e si affrontano le persone e gli avvenimenti con molta più consapevolezza.

Oggi è l’8 marzo, una di quelle date che non ho mai festeggiato, perchè – ora lo so – la donna che ho in mente è nata secoli fa e nemmeno oggi riusciamo ad eguagliarla: la donna etrusca. Aveva responsabilità, potere, conoscenza e consapevolezza conquistata in secoli di matriarcato senza assomigliare minimamente agli uomini, ma puntando soltanto sulle sue qualità. Torniamo al Ferrone che è meglio..

Arrivo all’appuntamento con papà e Annaclaudia: siamo una trentina; dopo aver formato le macchine ci diamo appuntamento alla piazza di Tolfa per il caffè. Lasciamo le macchine sulla strada che da Tolfa porta a Manziana, poco oltre il Castello di Rota – nostra meta finale – dove troviamo ad attenderci Barbara e Cecilia, le nostre amiche romane appassionate di archeologia.

Non facciamo in tempo a lasciare la strada asfaltata che troviamo … del fango, è solo l’inizio, francamente è difficile immaginare un’escursione in cui l’80 % del percorso è nel fango! Una serie infinita di sorgenti che affiorano dal terreno e che ricoprono ogni collina. Il paesaggio comunque è stupendo e il fiume Lenta ci accompagna nel primo tratto.

La primavera non è ancora sbocciata, ma abbiamo modo di fotografare anemoni, crocus, bucaneve, violette e farfalle colorate.

I rumori della strada pian piano si allontanano e lentamente rimangono soltanto le nostre voci. Il fango ci rende tutti bambini ed è un piacere vederci sguazzare e ridere, nella remota speranza di limitare i danni.

Personalmente alle 11 ho il fango fino alla cinta: ci provo ogni volta ma è inevitabile per me sporcarmi.

Ci fermiamo nel primo tratto “secco” per la pausa colazione: crostata fichi e noci con caffè corretto completano un quadro già perfetto!

Riprendiamo il cammino e ritroviamo il fango naturalmente, sempre in salita e in mezzo ai rovi.

Penso agli Etruschi che non lasciavano niente al caso e questa necropoli è una delle più impervie che ho visitato.

Ci sarà un motivo.

È soltanto dopo mezzogiorno che compaiono le prime tracce della necropoli, qualche roccia con i segni dei carri e alzando lo sguardo rimango senza parole.

È una valle incantata: una serie di tombe a tumulo ricoperte di verde sparse su un altopiano, purtroppo sono del tutto abbandonate. Alcune sono piene di vegetazione, cioè di terra altre purtroppo completamente piene di acqua.

Il patrimonio archeologico in Italia credo, non abbia eguali nel mondo e non abbiamo altra scelta che dare la priorità a certi siti per trascurarne altri.

Gli Enti preposti alla tutela non hanno modo di controllare e proteggere tutti i siti, per poi lasciare abbandonati quelli meno frequentati. Dovrebbero essere gli enti locali – magari con cooperative – a farsi carico di verificare, salvaguardare e magari rendere fruibile lo stupendo patrimonio archeologico che abbiamo nel nostro territorio.

Mi dimentico quasi di mangiare nel girare tra i tumuli per curiosare e fotografare. Poi decido per un pausa e raggiungo il gruppo che sta già accendendo il fuoco per le salsicce.

Francamente pensavo di fare molte più foto: riesco ad entrare in un tumulo non completamente allagato e trovo due ambienti separati da una parete con due “finestrelle”. È molto grande,  è la famosa Tomba dei Troni ma è tutto buio e la sola luce del flash non basta. Solo a casa potrò vedere cosa si nasconde all’interno!

Dopo pranzo con un piccolo gruppo ci allontaniamo dal campo base e ci dirigiamo verso i resti dell’abitato medievale, che sorge su una collina vicino alla necropoli. Lungo il cammino troviamo una tomba non allagata, non posso fare a meno di entrare anche con difficoltà per fare qualche foto. Il tetto è a volta e l’interno è una seduta quasi circolare: sento qualcuno fuori parlare di “tomba villanoviana”, ma la cosa non è realistica visto che i Villanoviani ( 1000 a.C. ) cremavano i defunti e deponevano le ceneri nelle urne.

Riprendiamo il sentiero e mi appare una splendida tagliata – purtroppo ostruita da massi giganti – che probabilmente era l’accesso al centro etrusco su cui è stato edificato il castello medievale ( XIII – XIV d.C.).

Dopo aver riunito il gruppo al campo base, riprendiamo il cammino naturalmente in salita e naturalmente nel fango!

Proprio lungo il sentiero del rientro Roberto si blocca fino alla caviglia nel fango, mi avvicino per aiutarlo e resto incastrata anch’io. Per fortuna ci viene in aiuto Alberto, che – per fortuna – non può fotografare l’accaduto. Ormai anche le scarpe sono completamente ricoperte.

Sono circa le 16 quando decidiamo per la pausa merenda che ci permette di riprendere fiato e di provare a staccare un po’ di fango dagli scarponi. Il gruppo riprende il passo, ci fermiamo soltanto per ammirare una macina romana che ci indica la presenza di una villa rustica poco distante.

Il Castello di Rota ancora non si vede ed il fango ancora non ci molla. Sono quasi le cinque quando ci appare in lontananza incorniciato dal verde e dalla luce rossastra del tramonto.

Rota deve il suo nome forse al termine etrusco “ruda” che indicava le strade e le stazioni stradali, nata probabilmente per controllare lo snodo viario del fondovalle sulla strada che da Caere portava a Tarquinia.

Tracce evidenti d’epoca etrusca non ci sono, ma l’epoca romana è ben rappresentata dalla porta con arco a tutto sesto (IV – III sec. a.C.) visibile all’entrata del borgo. È ipotizzabile che passasse intorno al borgo un tratto dell’antica Via Cornelia.

Acceleriamo il passo nella speranza di poterlo visitare: io e papà abbiamo portato dei libri ( il suo ultimo e due Bollettini della Società Storica ) per ringraziare il Marchese Lepri – attuale proprietario – dell’ospitalità.

Giungiamo al fontanile del borgo e con la magnifica cornice della porta romana troviamo la scusa per farci una foto.

                          Il cancello è aperto, il borgo sembra deserto è veramente bello.

Il palazzo padronale si mostra davanti a noi con lo stemma in bella vista ( della famiglia Baldinotti 1664 ), ai lati le altre strutture e la chiesetta privata.

Mentre giro per fare qualche foto papà mi chiama, ha trovato la moglie del Marchese – una bella donna con un piacevolissimo accento inglese – che ci accoglie con estrema cordialità e ci invita ad entrare nel palazzo per ammirare la vista e le strutture più antiche del castello.

È una visita veramente inaspettata, una ciliegina sulla torta dopo la giornata trascorsa.

Mi avvicino e le mostro i libri che abbiamo portato: mi ascolta amabilmente, anche se con tutto il fango che ho addosso devo aver fatto una strana impressione. Sarebbe inutile spiegare che ho visto momenti migliori…..

Al termine del giro la salutiamo e la ringraziamo tutti piacevolmente colpiti della splendida atmosfera fuori dal tempo.

Nel rientrare alla civiltà, penso in quale epoca avrei voluto vivere – magari solo per un giorno – non ho dubbi: una donna etrusca sicuramente. Magari una Tanaquilla – moglie di Tarquinio Prisco, primo Re Etrusco – che nel 616 a.C. con lungimiranza decise di lasciare Tarquinia per andare a vivere in quel “villaggio” ancora agli albori che prenderà il nome di Roma.

Auguri – quindi – a tutte le donne etrusche lungimiranti in circolazione!

                     Claudia Tisselli

 

ecco le foto

 

FERRONE 6.3.2011 foto R. Rossi
Ferrone e Rota 6.3.2011

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. piccolo grosso uomo ha detto:

    complimenti per il resoconto piacevolmente “onirico” :
    la “laconicità” (?) ha lasciato il posto ad una scorrevole loquacità .
    Taratattattattà…..

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    1. lacastellina ha detto:

      hai ragione … forse mi sono sognata tutto, anche il fango!

      "Mi piace"

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