Condivido da anni con mio padre la passione per l’escursionismo, anche con “ frizzanti “ discussioni: un po’ perché abbiamo lo stesso carattere (non voglio ammetterlo) e un po’ perché cerco di portare delle novità, che debbono essere digerite lentamente, sito compreso.
Questa non è una domenica come le altre.
Il grande capo è a letto con l’influenza e lo scettro del comando è stato dato ad Alberto, è il suo braccio destro e non ho dubbi che saprà guidarci a dovere.
Credo sia la prima volta per me, che partecipo alle nostre escursioni senza di lui e devo confessare che sono disorientata. Ho dovuto ammettere – al termine della giornata – che in alcune situazioni bisogna fare un poco il “ pazzo “ per il bene del gruppo, come spesso mi dice lui.
La meta di oggi è Valle Ascetta (o meglio detta Valigetta alla moda dei Monti della Tolfa) una zona incontaminata tra S.Severa e Tolfa alle spalle di Stigliano.
Dopo circa mezz’ora di macchina da Civitavecchia, siamo sul punto di partenza per l’escursione: la strada è interrotta bruscamente per una violenta frana, dovuta forse alle abbondanti piogge di quest’inverno. Ci fermiamo ad ammirare il panorama: la giornata è molto limpida e riusciamo a individuare le cime innevate in lontananza e la cima di Montefiascone.
Incrociamo un gruppo di uomini in tenuta militare: qualcuno parla di corpi speciali, altri di “ militari della domenica a caccia di emozioni”. Comunque s’infilano nel bosco e li perdiamo di vista.
Ci rendiamo subito conto che il fango oggi la farà da padrone: è una battaglia persa e dopo dieci minuti siamo tutti macchiati. Io, come i bambini, sono già infangata fino al ginocchio…
Due sorprese ci allietano: una è la comparsa dei crocus e dei bucaneve, l’altra è quella delle pozze ghiacciate. È sorprendente come una lastra di ghiaccio in una pozza possa d’incanto far abbassare l’età anagrafica a molti di noi.
I crocus e i bucaneve sono i primi segni del risveglio della natura. Il bucaneve è proprio il primo fiore che compare alla fine dell’inverno, mentre il crocus è la pianta da cui si estrae lo zafferano.
Siamo circa trenta oggi e si annuncia una giornata molto calda per il periodo, ci ritroviamo spesso a rallentare per alleggerirci – ma non è un problema. Il passo deve essere quello dell’ultimo, ma non è un riferimento all’età.
L’ultimo può essere chiunque, si può rimanere indietro per mille motivi: per spogliarsi, per bere, per fatica, per fare una foto o solo per gustarsi la giornata.
A mezza mattinata – giusto un gruppo di “ritardatari” decide per una pausa caffè nelle retrovie: devo ammettere che è stato un gustoso golpe…
Il gruppo si riunisce poco più avanti per una splendida foto di gruppo al fontanile: Alberto ci dà indicazione anche del nome e – mea culpa – l’ho dimenticato! L’avrei dimenticato anche con papà, i nomi dei fontanili non sono il mio forte.
Riprendiamo il passo alternando sentieri nei boschi a piccole vallate fangose, fino a raggiungere un cancello che scavalchiamo divertiti, dove troviamo, sull’altro lato, una mandria di animali in un piccolo bosco.
Siamo in tre a fotografarla e Roberto pensa bene di immortalare i fotografi.
È passato da poco mezzogiorno quando ci ritroviamo su un altopiano immenso con centinaia di rocce ricoperte da licheni. Il paesaggio è stupendo ed è un tappeto di crocus: luogo ideale per la sosta del pranzo. Bravo Alberto!
Qualcuno si mette in disparte ma la maggior parte del gruppo è unito ed è una cosa che mi fa sempre piacere.
Chiedo ad Alberto notizie sulla zona, c’è qualcosa che non mi convince, mi parla di una gradinata presumibilmente etrusca che scende verso la valle e che percorreremo dopo pranzo.
Finisco velocemente i miei panini e mi allontano alla ricerca di “ qualcosa “: non riesco a spiegare ad Alberto ma quel posto è troppo bello per essere stato ignorato nel passato.
Siamo circondati da siti etruschi: Ferrone, Stigliano, S.Pietrino, Pian Conserva solo per elencarne alcuni e questo posto domina su tutti gli altri.
Comincio a girare tra le pietre e qualcosa attira la mia attenzione: ci sono dei buchi innaturali. Li mostro ad Alberto e dopo aver osservato altre rocce, ne conviene con me che è stata la mano dell’uomo.
Individuiamo anche dei segni – delle V – e delle scanalature, comincio a fotografare per cercare una spiegazione plausibile a casa.
Queste piccole fossette nella roccia o coppelle mi riportano alla mente il Culto della Dea Madre e cerco dei collegamenti.
C’è stato un tempo, fino al 1000 a.C. in cui la Terra era considerata una divinità e la donna ne era la rappresentazione. Il suo potere era nell’acqua, nelle pietre, nelle piante e negli animali. Coinvolgeva tutte le aree geografiche dall’Africa all’ America fino in Europa. Le donne erano considerate e valorizzate e rivestivano il ruolo di sacerdotesse, regine, membri anziani del Clan.
A questo punto l’argomento “ donna e potere” genera chiacchiere e battute di ogni tipo, mio malgrado mi vedo costretta a cambiare discorso, ma intanto il seme è stato gettato..
La pausa pranzo è terminata, percorriamo la “ gradinata “ di pietre gigantesche che ci riporta a valle… ed è l’ultima discesa.
Anche qui qualcosa attira la mia attenzione, ma per evitare i commenti sulla mia “ passione per le pietre “ proseguo.
Facciamo una sosta al guado per le dovute fotografie e schizzare il malcapitato di turno, che questa volta è Roberto, reo di avermi filmato al passaggio sul fiumiciattolo nella speranza di vedermi in acqua.
Il rientro è molto tranquillo, la strada, anche se spesso in salita si allarga per farci apprezzare il panorama e chiacchierare piacevolmente.
I chilometri sono più dei nove indicati da papà nella scheda: comincio ad avere un contapassi nelle gambe e quantifico in dodici il percorso totale che – guarda caso – papà mi confermerà al rientro dall’escursione.
Siamo ormai alle macchine e mi accorgo di aver “ ripreso con affetto “ qualcuno per aver allungato il passo e senza accorgermene ho fatto quello che spesso fa papà.
Aver fatto per un attimo il capo è stata una strana esperienza o forse è il segno della Madre Terra.
Comunque sia … uomini, attenti!
Claudia Tisselli
ecco le foto
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VALLE ASCETTA 6.2.2011 foto R.Rossi |
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VALLE ASCETTA 06.02.2011 |
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Valle Ascetta 6.2.11 R.Gori |
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Valle Ascetta foto M. Galbo 6.2.11 |
dire e non dire ,
accarezzare e bacchettare ,
la frusta e la carota ;
potresti fare la politica
ma che bel racconto
bravissima e ….grazie
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grazie mr. cremisi man.. per la politica non sei il primo a dirmelo, mi devo preoccupare ?
comunque, non sono abbastanza diplomatica è meglio continuare su questa strada… mi diverte molto di più
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